Qualche settimana fa gironzolavo per Viterbo. Era mattina, intorno alle 11, una bella giornata. Adoro Viterbo specie la mattina quando il sole illumina i monumenti e ne esalta le bellezze. Mi trovavo nei pressi del Sacrario quando un gruppo di turisti mi ha fermata chiedendomi di indicargli Piazza del Comune. Visto che mi stavo dirigendo anche io da quella parte mi sono offerta di accompagnarli. Dal primo “Scusa, posso chiederti un’informazione”?, avevo già intuito che era un gruppo di allegri e inconfondibili toscani, di passaggio a Viterbo perché una loro amica di Roma gli aveva suggerito di fermarsi, prima di giungere nella capitale, nel nostro “paesello” . Di fronte a questa affermazione mi è sorta subito una domanda: “Conoscevate già Viterbo? Sicuramente avrete sentito parlare di questa Città dei Papi, del Trasporto della Macchina di Santa Rosa”? La risposta temuta è stata: “Beh non molto, sinceramente! Ci siamo fermati perché la nostra amica ci ha consigliato di visitare il centro storico, San Pellegrino”. Che sconforto! Mi son detta tra me e me! Durante il tragitto ho esternato più volte la mia delusione nell’avere conferma di qualcosa che in fondo un po’ mi aspettavo. Il turista mi ha più volte sottolineato come Viterbo a differenza di altre realtà fosse poco pubblicizzata e conosciuta. Io non ho fatto altro che assecondare la sua affermazione. Come dargli torto? Ha perfettamente ragione! Abbiamo tanto da offrire e far conoscere al di fuori ma facciamo veramente poco. Giunti a destinazione c’è stato uno scambio di “ringraziamenti” tra me e il gruppo. Io li ho ringraziarti perche è stato interessante ascoltare osservazioni e giudizi esterni per rendermi conto di quanto si potrebbe fare per migliorare. Loro mi hanno ringraziata per essermi improvvisata “una simpatica guida turistica”. Dopo questo incontro mi sono chiesta più volte cosa c’è che impedisce a Viterbo di mettersi in “vetrina” e credo di essere arrivata ad un’unica conclusione: la mentalità chiusa. Abbiamo i paraocchi che ci impediscono di esaltare i nostri tesori unici. Liberiamoci di questa mentalità obsoleta, sinonimo di ignoranza e usciamo allo scoperto. Facciamo conoscere la nostra città, ovunque. Perché si conoscono altre manifestazioni religiose e non, delle altre province italiane, come i Ceri di Gubbio, il Palio di Siena e della Festa di Santa Rosa se ne conosce poco e niente? Ho notato che qualche passetto in avanti in questi ultimi anni è stato fatto attraverso l’utilizzo di internet, dirette tv ma evidentemente, non basta! Servono più iniziative, più pubblicità, pacchetti turistici, soggiorni promozionali mirati al turista che non si limitino al solo territorio della provincia o della regione laziale ma che vengano diffuse in tutta Italia e all’estero. Viterbo non può e non deve più vivere all’ombra della Capitale o essere conosciuta per “sentito dire”. Basta!!! È ora di uscire dall’anonimato.
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