Signore e Signori è Carnevale!

Lo dice anche il proverbio:” A carnevale ogni scherzo vale”. Aria di festa, tempo di divertimento specie in questa settimana, nella quale si concentrano le giornate “clou” della tradizione carnevalesca: giovedì e sabato grasso per terminare nella prossima settimana con il martedì. Maschere, balli, allegria e dolciumi a volontà sono gli ingredienti necessari per la riuscita di un ottimo carnevale. Lo si associa alla baldoria, al divertimento che scaccia via i brutti pensieri, ma in fondo, perché? Quale è il significato che si cela dietro questa festività? Facendo una piccola ricerca ho scoperto che il carnevale rappresenta nel calendario  liturgico – cristiano un intervallo che si colloca tra l’Epifania e la Quaresima. Riguardo alla etimologia della parola l’ipotesi più attendibile ricollega il Carnevale al latino “carnem levare”, cioè, alla prescrizione ecclesiastica dell’astensione dal consumo della carne. Paradossalmente, quindi, trarrebbe il nome dal suo opposto giacché il periodo di Carnevale si caratterizza proprio dal godimento sregolato dei beni materiali come cibi, bevande, piaceri sessuali, almeno nelle sue origini e radici storiche. Queste, infatti, sembrano collocarsi lontane nel tempo: gli studiosi fanno risalire la nascita del Carnevale ai Saturnali latini. In quei giorni i romani nel celebrare l’anniversario della costruzione del Tempio dedicato al dio Saturno, si riversavano nelle strade cantando ed osannando il padre degli Dei. Durante quei festeggiamenti veniva praticato il capovolgimento dei rapporti gerarchici ed in genere delle norme costituite della SOCIETA’, così i plebei potevano confondersi con i nobili grazie ad un travestimento. Più tardi venne introdotto l’uso delle maschere, preso in prestito dai Baccanali, festeggiamenti in onore di Bacco. Presumibilmente con lo scopo di non essere riconosciuti durante le pratiche licenziose festaiole, di cui i latini erano maestri. Il Cristianesimo, invece, fece ordine nel complicato panorama delle festività romane e cercò di moderare quelle più smodate e trasgressive. Fu così che i Saturnali divennero Carnevale.
Nel Medioevo esso subì una trasformazione per effetto probabilmente della tradizione pietistica e della diffusa pratica mistica. La Manifestazione divenne fondamentalmente un rito di purificazione come è provato dalla scena culminante della festa che consiste nel funerale di Re Carnevale. Questo senza però perdere il momento trasgressivo di abbandono ai piaceri materiali come viene rappresentato perfettamente dai versi di Lorenzo il Magnifico “chi vuol esser lieto sia di doman non v’è certezza….” tratti dai “CANTI CARNASCIALESCHI”. Oggi,  le manifestazioni carnevalesche sono il frutto di un sincero recupero di tradizioni popolari, da lungo tempo dimenticate, spesso volutamente dimenticate,come una operazione di rimozione da un senso di colpa collettivo per essere esse stesse fortemente paganeggianti e quindi quasi mai condivise dalla autorità religiosa. Ormai come tutti sappiamo, ogni festa che si rispetti è legata anche ad una pietanza. Nella Tuscia, durante i famigerati “Veglioni”, rigorosamente in maschera si usava mangiare le castagnole, la cui ricetta è riportata in un manoscritto del 1700 ritrovato nell’archivio di Stato di Viterbo. Queste frittelle di pastella dolce, chiamate così per la forma somigliante alle castagne sono tutt’oggi insieme alle frappe e ai ravioli con la ricotta i dolci carnevaleschi per eccellenza.

Castagnole

Ingredienti:

4 uova, 12 cucchiai di zucchero, farina q.b. , limone grattato, 8 cucchiai di latte, 6 cucchiai di olio, mezzo bicchiere di rhum, 1 bustina di lievito, cannella q.b. e olio per friggere.

Preparazione: 

Setacciare la farina con il lievito in una ciotola ampia. Fare la fontana e al centro mettere le uova intere, i cucchiai di olio, il rhum, la buccia grattugiata del limone, la cannella, il latte e lo zucchero. Sbattere gli ingredienti con una forchetta e se il composto risulta morbido, aggiungere altra farina finché la pastella non risulta di consistenza media. In una padella contenente dell’olio caldo, far cadere, con un cucchiaino da dessert, separatamente e non troppo vicine una all’altra, varie cucchiaiate di impasto. Si inizia così la cottura, roteando orizzontalmente la padella in modo da far assumere alla pasta immersa nell’olio la caratteristica forma sferica. Dopo cotte, lasciare asciugare bene le castagnole su carta assorbente da cucina ed infine spolverizzarle con zucchero a velo.

Buon appetito!

Info su patti

Laureata in Scienze e Tecniche della Comunicazione presso l'Università degli studi della Tuscia, iscritta da maggio 2009 all'Ordine dei Giornalisti-Pubblicisti del Lazio.
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