tradizioni pasquali…addio!

Siamo nel periodo pasquale e nella Tuscia sono di scena le famigerate “pizze di Pasqua”, dolce tradizionale, frutto, nei tempi passati della faticosa maratona pasquale delle donne di casa.

Un tempo, la settimana di passione iniziava con le famose pulizie pasquali, che prevedevano la pulizia a fondo di ogni angolo della casa e che si concludevano il Giovedì Santo, giorno in cui iniziava un’altra fatica: la preparazione delle Pizze di Pasqua, dalla procedura assai elaborata!!!

Il lavoro di queste, iniziava con l’impastare per ore ed ore quattro, sei, chilogrammi di farina con dozzine di uova ed altri ingredienti, poi seguiva la fase di lievitazione e l’appuntamento con la fornaia. Quando questa lievitazione ritardava tutta la famiglia entrava in agitazione, il tempo stringeva e allora si, che bisognava trovare subito un rimedio per accelerare questo processo! Le soluzioni possibili erano quelle di inserire sotto la madia i lumi ad olio, le pentole di acqua calda oppure gli scaletti con la brace. Questa procedura durava due giorni interi e come al solito chi ci rimetteva era la donna di casa, che, insonne, doveva sorvegliare sempre la regolarità del processo di lievitazione. All’indomani, solo al ritorno dal forno, la donna poteva tirare un sospiro di sollievo! Una volta santificate durante la benedizione pasquale, le pizze erano pronte per essere gustate nella tradizionale colazione del giorno di Pasqua insieme al lombetto, al capocollo, alle uova sode ed alla caratteristica coratella di abbacchio.

Per i ragazzi, con la stessa pasta della pizza, si preparavano dei dolci a forma di pupazzi, con l’aggiunta, per rispetto della trazione di un uovo al centro. Per le bambine si usava la borsetta con il manico, chiamata “scarsella”, per i maschietti invece, si usava un omino con l’uovo in pancia chiamato barcone. Questi dolci destinati ai bambini venivano conservati per essere consumati nella tradizionale scampagnata del “Lunedì di Pasquetta”, quando tutto il paese si raccoglieva in un grande prato dove bambini ed adulti si intrattenevano con giochi fanciulleschi. Le ragazze ed i ragazzi, approfittando della confusione e con la scusa di gustare i dolci si abbandonavano ad incontri e fughe maliziose…da qui, la nascita di molti detti a doppio senso tra cui:” andiamo a rompere la scarsella a Bagnaia”!

Attualmente, la scampagnata del lunedì di Pasqua ha assunto un carattere totalmente diverso, non ha più lo stesso significato di un tempo, così come tutti questi preparativi, tutte queste usanze che hanno perso quel tocco magico che rendeva la Pasqua una festa unica, occasione per stare tutti insieme con semplicità . Oggi, purtroppo, è diventata vittima del consumismo e del progresso tipico dei nostri tempi, che ci ha travolto e ci ha resi incapace di scoprire il senso genuino e profondo di questa festività.

Patrizia Labellarte

Info su patti

Laureata in Scienze e Tecniche della Comunicazione presso l'Università degli studi della Tuscia, iscritta da maggio 2009 all'Ordine dei Giornalisti-Pubblicisti del Lazio.
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