Università e lavoro: una coppia che fa scintille

L’Università della Tuscia, stando al settimanale L’Espresso, si conferma come un sicuro polo scientifico ma anche come importante riferimento sociale. In base ai dati OCSE i laureati della Tuscia trovano lavoro e guadagnano di più. La nostra università, quindi, secondo le statistiche riportate nell’articolo, è la prima in Italia in fatto di “ascesa sociale” e cioè dove si riscontra il maggior numero di laureati di primo livello che hanno entrambi i genitori non laureati: l’88,7 %. Di questi trovano lavoro nel giro di un anno dal conseguimento della laurea il 51,3%. Di fronte a questi risultati incoraggianti e soddisfacenti, mi domando: “ ma questo 51,3% è reale, tangibile o è l’ennesima trovata pubblicitaria, caricatura di una realtà che stando ai fatti si dimostra essere completamente l’opposto”? La mia non è di certo una critica nei confronti dell’Università della Tuscia. Mi sono laureata anche io qui ed ho sempre avuto un’opinione positiva di questa piccola ma grande e ben organizzata realtà. Sono scettica di fronte a queste statistiche! Se per lavoro, si intende: collaborazioni non retribuite o saltuarie, lavoretti a nero, e tante illusioni, allora i dati raccolti sono giusti. Se per lavoro, una volta usciti dall’università, si intende: opportunità di trovare una occupazione con tutte le carte in regola, allora i dati mentono spudoratamente. Io, ma come tanti altri ragazzi ne siamo la conferma vivente. Quanti terminati gli studi, si mettono alla ricerca di un lavoro e non trovano niente? O se trovano, sono solo bufale? Quanto, in alcuni casi, aver conseguito la laurea diventa un ostacolo per l’ottenimento di un posto di lavoro? A me è successo di essere stata “scartata” perché laureata e la motivazione che mi è arrivata è stata la seguente: “ beh, credo che con questi studi che hai fatto, tu non voglia fare questo lavoro”! Ma dico io: “ che cosa n e sai? Ma chi te lo dice”? Roba da matti…eppure oggi è così. A Viterbo, ma del resto come in tutta Italia, manca una concreta possibilità di autonomia e ciò determina uno sconforto forte, specie per chi, continuando a studiare è pieno di aspettative, speranze e voglia di mettersi in gioco. “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.” E ancora: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.” Questi due articoli della Costituzione parlano chiaro. Ma nel concreto? La promozione di condizioni che possano assicurare una stabilità, il futuro ad un giovane, dove stanno? Si parla tanto di crisi, di periodaccio…fatto sta che non se ne esce più! Basta con queste giustificazioni di comodo!

Info su patti

Laureata in Scienze e Tecniche della Comunicazione presso l'Università degli studi della Tuscia, iscritta da maggio 2009 all'Ordine dei Giornalisti-Pubblicisti del Lazio.
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