Lo scorso venerdì mi sono recata alla cena dei facchini di Santa Rosa tenutasi,come gli anni precedenti, presso piazza del Duomo a Viterbo. Arrivata intorno alle otto, mi sono trovata di fronte ad una fila che…non finiva più! Quaranta i minuti di attesa! Poi finalmente ho cominciato ad intravedere la piazza gremita di gente e gli stand gastronomici. Mentre ero in attesa del mio turno ho dato una sbirciatina al menù: zuppa di funghi, bistecche e salsicce alla brace, fagioli ad insalata, formaggio sardo, cocomero, tozzetti e la “pignattaccia”. Pignattaccia?? E qui il dubbio! Ahimè…è una zuppa? O un secondo? Poi il grande dilemma ha avuto presto fine: si tratta di carne con le patate…buona!!! La prima cosa che mi son detta, curiosa e ghiotta come sono è stata: “devo cercare la ricetta”! Così ho fatto! Ed il motivo non è stata solo la curiosità di conoscere gli ingredienti che danno vita a questo gustoso e semplice piatto, ma scoprire le sue origini, perché credo che le nostre tradizioni non debbano essere dimenticate ma coltivate e tramandate. Per esempio…sapevate che un tempo la pignattaccia veniva fatta con i tagli meno pregiati del bovino, messi in una “pignatta” e alternati con le verdure? Ebbene si, la pentola veniva coperta con alcuni fogli di carta paglia e chiusa con un coperchio, fissato con uno spago per evitare che fosse aperta da parte di estranei perché veniva messa nel forno a legna pubblico qui introdotta dopo la cottura del pane. Prepararla è semplice. Si comincia col tagliare a pezzi le varie carni per poi lasciarle a bagno per alcune ore in acqua salata con l’aggiunta di un bicchiere di vino e chiodi di garofano. Nella pignatta, ovvero una grossa pentola di coccio si deposita uno strato di patate sbucciate e tagliate a fette grossolane, che si ricopre con uno strato di carne e sopra si aggiunge uno strato di erbe odorose tagliate a pezzi: sedano abbondante, carota, cipolla, pomodori e peperoncino. Si condisce il tutto con olio di oliva e un pizzico di sale e si continuano a creare altri strati concludendo con uno strato di patate. Alla fine si aggiunge del vino bianco asciutto, alcuni chiodi di garofano e l’acqua salata utilizzata per la marinatura. Si introduce la pentola nel forno per la cottura ed il gioco è fatto! Non rimane altro che dirvi buon appetito! Ah, dimenticavo…colgo l’occasione per ringraziare il Comune, la Provincia, il Sodalizio dei Facchini e tutti coloro che rendono possibile la realizzazione di queste meravigliose serate viterbesi!
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